29/01/2010 - Ritorno al futuro, la terra non è più matrigna. L’enologia siciliana conquista il mondo. E Palermo diviene la capitale del vino


Ritorno al futuro. Alla terra ed ai suoi doni. Alla terra trascurata e considerata per molti anni sinonimo di povertà o, come scrivevano i sociologi, sinonimo di stagnazione, circuito vizioso depressivo e tanto altro ancora, al punto di oscurare ogni cosa.

Ma oggi, seppure lentamente, si sta uscendo dal tunnel. La Sicilia comincia a scoprire di potere competere con il resto del mondo grazie a ciò che offre la terra e alle conoscenze che possiede. La vitivinicoltura è diventato un settore trainante dell’economia agricola isolana, l’agriturismo compie balzi da gigante di anno in anno.

Invece che andare in terapia, i siciliani sono diventati maestri. Il circolo depressivo sta divenendo un circolo virtuoso. Il mito dell’industria che salva dalla miseria e dal sottosviluppo va archiviato, dalla terra – generosa – può venire la spallata decisiva verso lo sviluppo.

Se ne sono accorti anche le istituzioni, la politica, gli amministratori locali, il Parlamento regionale che si occupa di agriturismo.

La Regione mette al centro della sua azione di governo le aziende vitivinicole siciliane che da un decennio a questa parte, con un sorprendente spirito imprenditoriale, guadagnano consensi un poco ovunque nel mondo.

La Sicilia è diventata nel mondo – per usare una espressione di moda oggi nella politica – il terzo forno: fra i vini di bassa qualità e a basso prezzo – cileni, australiani – e quelli di alta qualità ma a prezzi inaccessibili – francesi - l’Isola si colloca al centro, perché offre un rapporto qualità-prezzo straordinariamente competitivo e si prepara a diventare uno dei riferimenti territoriali dell’enologia mondiale. In Sicilia c’è stata una trasformazione della filiera vitivinicola, sono nati esperti e imprenditori competenti, manager eccellenti, la Regione siciliana ha fatto crescere dirigenti e strutture in grado di affiancare e aiutare la crescita.

Quasi a suggello di questa svolta, che ha fatto della filiera vitivinicola il motore dell’agricoltura siciliana ed il simbolo del suo ritorno al futuro, c’è un evento di straordinario rilievo: dal 23 al 25 aprile Palermo sarà la prima città italiana ad ospitare il ‘Concours Mondial de Bruxelles’, competizione enologica di eccellenza, da molti considerato una sorta di “mondiale del vino”: 6 mila vini diversi, provenienti da 50 Paesi di tutti i continenti, che saranno valutati da una giuria internazionale di circa 200 persone, composta per due terzi da giornalisti specializzati, a cui si aggiungono enologi, sommelier ed acquirenti professionali.

Il Concours si svolge a turno in altre città dell’Unione europea. “Abbiamo scelto la Sicilia – ha raccontato il presidente del Concours, Baudouin Havaux - perché è la regione europea con la maggior superficie coltivata a vite, e quella italiana che negli ultimi tempi ha saputo maggiormente migliorare la qualità dei suoi già ottimi prodotti. Inoltre abbiamo stabilito da subito un ottimo rapporto con le istituzioni locali, in particolare con la Regione e con il suo Istituto per la Vite e il Vino (Irvv)”.

“Proprio questi buoni rapporti – ha proseguito il direttore del Concours, Thomas Constenoble – unitamente ad una migliore valutazione tecnica del dossier presentatoci, hanno fatto sì che alla fine la candidatura di Palermo sia risultata per noi la migliore, superando quella di Firenze, avanzata dalla Regione Toscana”.

Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha colto nell’evento – presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa – il segno di una svolta. “La vetrina del Concours”, ha osservato, “costituirà una grande occasione per la Sicilia, per Palermo e per tutti i produttori vinicoli dell’Isola, dove il vino fa parte della cultura locale da millenni, come testimoniano numerosi reperti romani, a cominciare dai mosaici di Piazza Armerina.

“L’attuale crisi economica – ha spiegato Lombardo – ha intaccato anche questo settore, ma la si può superare puntando sulla qualità. Per questo motivo – ha annunciato – l’imminente ristrutturazione dei numerosi istituti regionali che si occupano dei vari prodotti agroalimentari; manterrà la specificità e la peculiarità dell’Istituto regionale per la vite e il vino, la cui importanza e valore strategico è tale per la Sicilia da meritare una gestione autonoma di elevata professionalità. Con questa manifestazione - ha aggiunto - Palermo sarà capitale mondiale del vino, e la Sicilia terra del dialogo per la viticoltura di Europa e del mondo.

Il presidente dell’Irvv, Leonardo Agueci, ha sottolineato la totale ecocompatibilità dell’economia vinicola ed il suo importante contributo per offrire un’immagine della Sicilia onesta, che produce prodotti di eccellenza apprezzati in tutto il mondo. “Al momento – ha sottolineato con orgoglio – l’Istituto regionale siciliano è l’unico in Italia di questo tipo, ed il nostro lavoro di controllo dell’effettiva qualità di ciò che i consumatori trovano nelle bottiglie è così apprezzato che la Regione Campania ci ha appena chiesto aiuto per aprirne uno simile sul suo territorio”.

Alla presentazione dell’evento erano presente il presidente Onav Giorgio Calabrese che ha ribadito l’importanza del vino nella dieta mediterranea e che la cultura del Wine Moderation può contribuire a creare un’immagine forte del prodotto e dei territori che lo producono rispetto a chi vuol ridurre il vino ad un prodotto agroindustriale. La strategia dell’Istituto regionale della Vite e del Vino punta infatti alla territorialità ed al consumo consapevole e moderato. Due elementi che fanno della politica del vino siciliana una peculiarità nel Paese, e non solo.
Fonte siciliainformazioni


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