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10/12/2010 - INTERVENTO DELL' ON CARONIA ( PID ) NELLA SEDUTA DELL' ARS DEL 09/12/2010
CARONIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARONIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io devo dire che ascoltando con attenzione gli
interventi che mi hanno preceduto, soprattutto l’ultimo in ordine di tempo, mi sembra di vivere,
come dire, due realtà che si sovrappongono e che sono parallele.
Devo dire che anche il fatto che io sieda in questo momento impropriamente presso il tavolo della
Commissione indicata è un primo indizio di quanto questo disegno di legge abbia subito un percorso
quanto meno anomalo proprio perché anche sul metodo oltre che sul merito questo Parlamento sta
valutando un provvedimento che è stato esitato dalla Commissione Bilancio e che è stato sviscerato
almeno per alcune parti proprio dalla Commissione Bilancio!
Ora appare ai miei occhi, così come ho avuto già modo di fare rilevare alla Presidenza, alquanto
strano che un disegno di legge così delicato e peculiare, poiché si tratta di materia del lavoro possa
essere affrontato soltanto in ordine a problemi di finanza.
Devo dire questo perché purtroppo il lavoro portato avanti con grande abnegazione da parte della
V Commissione, di cui io sono componente, in qualche modo poi è stato svilito. L’onorevole
Lentini, l’altro giorno, purtroppo, anche in Commissione, ha avuto modo di dirlo e con toni piuttosto
accesi poiché il percorso che era stato ipotizzato dalla Commissione con un disegno di legge che
affrontava una serie di altre peculiarità che oggi invece in questo disegno di legge non sono presenti,
aveva subìto il vaglio e la valutazione delle parti sociali tutte, era stato più di una volta rimodulato,
rimodellato, in funzione anche delle sollecitazioni che venivano appunto dal mondo sindacale, dalle
parti sociali, e da tutta una serie di attori che hanno contribuito a far sì che ci fosse un disegno di
legge condiviso.
Improvvisamente, questo disegno di legge, che era stato messo agli ultimi posti del calendario,
dell’agenda politica di questo Governo è ritornato alla ribalta, non si comprende in realtà come mai
fosse stato dimenticato per alcuni mesi e soltanto negli ultimi giorni viene fatto rivivere portando
una proposta che viene fatta condividere prima ancora che al Parlamento ai sindacati che peraltro
hanno avuto modo anche di apprezzarlo in maniera negativa, un disegno di legge che parla di tanto,
ma non soltanto di enti locali, che parla di possibile stabilizzazione di ‘gabinettisti’, che parla della
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XV LEGISLATURA 211a SEDUTA 9 Dicembre 2010
Assemblea Regionale Siciliana
possibile stabilizzazione di dirigenti che magari oggi non si trovano più all’interno
dell’Amministrazione!
Allora, bisogna dire le cose per come stanno: questo disegno di legge portato avanti dal Governo
che poi si è concretizzato in un emendamento che si abbina ad un disegno di legge che doveva essere
di secche proroghe, così come stabilito in Conferenza dei capigruppo e così non è, in realtà, è un
disegno di legge che soltanto a seguito delle pressioni da parte dell’opposizione di questo
Parlamento è stato ridimensionato, almeno ce lo auguriamo, alla categoria per la quale doveva essere
fatto: ossia i lavoratori precari degli enti locali. Dico dovrebbe, uso il condizionale non a caso perché
anche noi del PID stiamo preparando alcuni emendamenti perché vorremmo quanto meno
circoscrivere questo percorso a coloro i quali erano i reali destinatari di questo disegno di legge, vale
a dire i precari degli enti locali.
Se questo, poi, deve diventare l’occasione per inserire tra le pieghe l’amico di qualcuno che può
essere, più o meno, vicino a questo Governo, noi del PID siamo sicuramente contrari.
Ecco perché, a garanzia di quei precari che da venti anni e più richiedono la stabilizzazione,
stiamo predisponendo una serie di emendamenti di salvaguardia.
Vorrei affrontare quella che è l’impostazione che viene data a questo disegno di legge, rispetto alle
proroghe, dicevo poc’anzi, secche proroghe. Così era stato stabilito dalla Conferenza dei capigruppo
e così, purtroppo, non è, perché all’interno di questo primo capo del disegno di legge, si inseriscono
alcuni soggetti non bene identificati, con importi non bene identificati.
Questo disegno di legge doveva servire a prorogare i contrattisti della Regione, o degli enti delle
amministrazioni regionali, in realtà, noi ci ritroviamo - e questo sarà oggetto di alcuni emendamenti
che preannuncio già che oggi faremo -, ci ritroviamo delle somme non ben definite che fanno
riferimento a delle leggi che non identificano una platea ben precisa.
Sono queste le nostre preoccupazioni che, purtroppo, continuano a permanere visto quanto è stato
scritto anche nel resto del testo. Infatti, se passiamo ad una velocissima disamina del disegno di
legge, vediamo che si identificano come soggetti destinatari, paradossalmente, tanti lavoratori, ma
proprio quelli che oggi vivono una condizione di pari all’interno dei comuni, perché vivono,
addirittura, con un assegno dell’INPS, mi riferisco ai lavoratori dei ‘331’ e dei ‘280’ che sono 6200
in tutta la Regione, per questi lavoratori neanche una parola oggi è stata spesa.
Allora, mi chiedo come è stato possibile che abbiamo inserito dei lavoratori che hanno ben poco a
che vedere con gli enti locali, quando invece questi lavoratori che prestano il loro servizio già da
diversi anni, da decenni presso gli enti locali, non sono neanche menzionati?
Purtroppo, mi sembra di assistere a una scena che ormai, in questo Parlamento, il Governo ci
propina già da tempo: ‘pubblicità ingannevole’, così definirei questo disegno di legge. L’ho detto
altre volte e purtroppo, mi ritrovo a dirlo.
Questo non è un disegno di legge che porta alla stabilizzazione del personale degli enti locali, dei
lavoratori del regime transitorio, dei lavoratori socialmente utili. Questo è un disegno di legge che
avvia un processo che è ben altra cosa, a mio modo di vedere.
Questo disegno di legge è stato propinato alla stampa come la soluzione di tutti i mali, come la
possibilità di uscire dal giogo della precarietà. Ebbene, di tutto questo, a mio avviso, avendo letto il
testo, ben poco di questo c’è.
Si parla di previsioni. Ci sono tutta una serie di norme che lasciano presagire un giudizio da parte
del Commissario dello Stato che ci preoccupa. E ci preoccupa non poco. Perché se quella che
dobbiamo dare è soltanto la sensazione che questo Parlamento si è occupato di questa materia, per
poi allargare le braccia davanti a un diniego del Commissario dello Stato, credo che questa non sia la
volontà, almeno di noi che stiamo portando in essere tutta una serie di criticità e che non sono delle
criticità per fare i bastian contrari, perché la nostra è un’opposizione costruttiva, è un’opposizione
che mira a raggiungere, effettivamente, un risultato e non semplicemente a volerlo diffondere
attraverso i mezzi di stampa!
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Inoltre, vorrei semplicemente fare una valutazione in ordine a quei lavoratori di cui parlavo prima,
i 6200. Paradossalmente, proprio in questi giorni ci è dato sapere che l’Assessorato dell’agricoltura
ha bandito un concorso, chiamiamolo così, nonostante il blocco delle assunzioni, per assumere
lavoratori con contratti atipici, in ragione di 1600 figure, per il censimento dei beni agricoli.
Io mi chiedo quale sia la logica e quale sia la politica del lavoro che questo Governo sta mettendo
in atto, quando 6200 persone vengono oggi pagate con un contributo di 539 euro, alcuni di questi,
addirittura, senza avere una postazione presso la quale andare a lavorare! Non sarebbe più logico
utilizzare queste persone che già gravano sul Fondo unico del precariato per utilizzarle in attività
come, per esempio, il censimento dei beni agricoli, piuttosto che ricorrere ad ulteriore precariato?
Tutto questo, a mio avviso, non si sposa con una politica della stabilizzazione. Se questo Governo
aveva intenzione di fare un’iniziativa che fosse veramente finalizzata alla non creazione di nuovo
precariato, sicuramente questa non è la strada più semplice, né tanto meno la strada più lineare.
Pertanto, io preannuncio che, come gruppo PID, abbiamo presentato degli emendamenti che ci
auguriamo siano presi in considerazione, in quanto voglio precisarlo, non è per ostruzionismo, ma
sono a fine di proposizione in modo che si possa in realtà dire alla gente le cose vere e perché ‘la
montagna non partorisca, ancora una volta, un topolino’, come purtroppo siamo abituati a vedere
quando il Governo presenta i disegni di legge.
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