Com'era facilmente prevedibile il commissario dello Stato ha bocciato la legge sui precari. Per la stabilizzazione è tutto azzerato. Una violenta bacchettata che già da tempo vibrava nell'aria. A tal punto annunciata da far pensare che il governo e l'assemblea l'abbiano anche fatto apposta. Hanno alzato la posta fino a superare il punto di tolleranza. Così da scaricare sull'autorità di controllo la responsabilità dell'incaglio. Migliaia di persone senza fissa dimora lavorativa passeranno proprio un cattivo Natale. Colpa di una classe politica arruffona e disordinata. Per non dire peggio.
Che la legge di stabilizzazione non avrebbe superato l'esame dell’autorità di controllo era di una evidenza solare. Dove sono i soldi per la copertura finanziaria? Dove sono i posti vuoti da occupare? Quali sono le mansioni? Quale criterio è stato seguito per dare uno stipendio fisso a 23 mila persone? Interrogativi banali che questo giornale aveva sollevato da tempo senza ottenere risposta. Assemblea regionale e giunta sono andate avanti come le famose scimmiette: non vedevano, non parlavano, non sentivano. Fino a quando il commissario dello Stato ha suonato la fine della ricreazione istituzionale.
Inutile dire che questo comportamento da parte della classe politica regionale è semplicemente deplorevole. Sono state alimentate le speranze di migliaia di persone sapendo bene che non ci sarebbe stato nessun premio. La requisitoria dell'autorità di controllo non lascia spazio. In ogni azienda che si rispetta prima vengono individuate le funzioni scoperte e poi si assume il personale occorrente. La Regione ha invertito l'ordine dei fattori: prima si prendono le persone e poi si cerca qualcosa da far fare loro. Così non funziona. E c’è poi un problema di equità. La stabilizzazione, dice il commissario dello Stato sembra «costituire un privilegio a favore di una vasta categoria di persone che riduce indebitamente la possibilità di accesso dall'esterno, violando il carattere pubblico del concorso e conseguentemente i principi di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione». Più chiaro di così? È evidente che così non si può andare avanti. Vengono calpestate le più elementari regole della democrazia e della buona amministrazione. Uno scempio anche al buon senso.
di NINO SUNSERI
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