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02/02/2011 - Regione tra precari e stabilizzazioni lascia la Sicilia senza un futuro
PALERMO - La mentalità del lavoro assistito, “accompagnato”, o chiamiamolo pure “controllato”. In Sicilia esiste da sempre e purtroppo continua ancora oggi ad essere un tipico modo di fare. Il risultato è stato quello di creare percorsi di cui oggi tutte le pubbliche amministrazioni stanno pagando amaramente lo scotto: migliaia di precari stabilizzati che costano centinaia di milioni di euro l’anno e che gravano sulle tasche dei cittadini.
Nonostante oggi si parli degli sfasci del passato, si continua però imperterriti a seguire la stessa strada. Se ne sono accorti persino i grandi leader dei sindacati: insomma, il vizietto siciliano è oramai di dominio pubblico. Le parole del leader italiano della Cisl, Raffaele Bonanni, chiaramente bacchettano le istituzioni a tutti i livelli: “Bisogna cooperare tutti per trovare le condizioni affinchè i nostri territori siano più efficienti. Avremo lavoro se ci saranno investitori italiani ed esteri che guarderanno alla Sicilia, e al Sud più in generale, come avveniva negli anni Sessanta e Settanta. Su questo dovremo lavorare – ha aggiunto Bonanni -, altrimenti avremo degli illusionisti come i politici che faranno posti di lavoro per legge che si scioglieranno come neve al sole. Abbiamo bisogno che Sicilia e meridione tornino ad essere attrattiva per gli investimenti”.
Il caso del bando degli stagisti promosso dalla Regione e in questi giorni bloccato è solo l’ultimo esempio. La possibilità che con questi percorsi si creino nuovi precari è molto più che un semplice rischio. L’esperienza del passato è abbastanza emblematica. Ma che si vada sempre su questo piano dell’“assistenza” è un dato di fatto. Guardando solo gli ultimi provvedimenti della Regione si intuisce che si lavora sempre promuovendo iniziative che hanno il carattere dell’estemporaneità.
Dagli “aiuti alle imprese”, segnatamente il titolo VI ''aiuti al lavoro'' (articoli dal 36 al 46), che prevede lo sgravio contributivo per le assunzioni di soggetti svantaggiati di cui all’articolo 2, punti 18, 19 e 20 del regolamento (CE) n. 800 del 2008 della Commissione del 6 agosto 2008 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato (regolamento generale di esenzione per categoria), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 9 agosto 2008 serie L 214. E poi, per citare un altro esempio significativo, si può guardare al programma Ar.Co. attuato da Italia Lavoro S.p.A. per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Vengono erogati a favore di imprese artigiane e del Commercio vari contributi finalizzati all’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato, pieno o parziale. E poi c’è l’esenzione di 3 anni sui contributi previdenziali per le nuove assunzioni al Sud e quindi anche in Sicilia. Qui l’esenzione statale è stata estesa con norma regionale a 6 anni per tutte quelle imprese che assumono a tempo indeterminato con abbattimento delle imposte contributive. Ci si chiede cosa succederà quando queste agevolazioni si esauriranno.
L’approfondimento. In Sicilia il precariato è un vero e proprio caso
Di lavoro precario la Sicilia ne ha già in abbondanza. Recentemente una norma approvata dal parlamento regionale, che prevedeva la stabilizzazione di circa 22.000 precari degli enti locali, è stata impugnata dal Commissario dello Stato, in quanto alcuni articoli in esso contenuti prevedevano ''direttamente e/o indirettamente procedure e modalità diverse dal concorso pubblico per l’accesso nei ruoli delle pubbliche amministrazioni''. Il Commissario infatti riteneva illegittime le deroghe al pubblico concorso, di fatto sancendo quello che sapevano già i legislatori all’atto della creazione di quell’enorme bacino di lavoratori siciliani precari che prestano servizio nell’amministrazione: la stabilizzazione può avvenire solo attraverso concorso, che, dunque, lascerebbe fuori una parte di lavoratori che per anni hanno prestato servizio nella pubblica amministrazione. L’impugnativa del Commissario ricorda che solo ''in presenza di peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico vi può esser una deroga alla procedura selettiva aperta, non essendo sufficiente la semplice circostanza che determinate categorie di dipendenti abbiano prestato attività a tempo determinato presso l’amministrazione pubblica (sentenza n. 81/2006)''.
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