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29/12/2011 - Precari da buttare a mare. Se stabilizzarli è un danno, che cosa bisogna fare? L'ipocrisia e il cinismo dell'informazione
Strano: ogni giorno la “grande stampa” fa del precariato una delle questioni irrisolte del Paese; i format televisivi di successo raccontano in diretta le storie di migliaia di giovani. Coppie che non possono permettersi di diventare una famiglia, fare un muto per acquistare una casa, programmare il futuro. Il problema dei problemi, una generazione devastata da un mercato del lavoro che vengono utilizzate furbescamente a danno di coloro che muovono i primi passi.
Eppure, ogni qualvolta la mano pubblica, ovunque sia “ubicata”, affronta la questione e progetta un piano di stabilizzazione del precariato, viene sbattuta in prima pagina perché in tempo di crisi è da incoscienti assumere nuovo personale. È capitato alla Regione siciliana proprio qualche giorno fa essere accusata di irresponsabilità e clientelismo per una legge (impugnata dal commissario dello Stato) che “stabilizza” duemila precari che da anni lavorano in vari settori della pubblica amministrazione, soprattutto nell’area dei beni culturali. Questi ragazzi, ovviamente, sono pagati, e il loro passaggio al precariato non provoca un buco di bilancio.
I costi dell’operazione – votata all’unanimità dall’Assemblea regionale siciliana – sono contenuti, e potrebbero essere ripagati attraverso un aumento, seppur lieve, dei consumi. Regalando un futuro più sereno a questi giovani, si mettono in moto i consumi, e si dà una mano alle famiglie. Di contro, tenere in piedi il precariato nel Mezzogiorno – assente la mobilità, assenti gli ammortizzatori sociali – aggrava le tensioni sociali e regala ai boss della politica la clientelizzazione di migliaia di giovani che ad ogni consultazione elettorale vengono “obbligati” a confidare nell’uno o l’altro schieramento, nell’uno o l’altro leader, al fine di risolvere il problema della loro “vita”.
Sanare il precariato e chiudere con il capitolo delle assunzioni clientelari, dunque, costituisce l’unica cura possibile per regolarizzare il mercato del lavoro nella pubblica amministrazione, e non solo.
Va inoltre tenuto in gran conto un altro elemento, meritevole di attenzione: larga parte dei precari lavorano nei beni culturali, un settore che altrove “appartiene” allo Stato, ma che in Sicilia è di pertinenza della Regione siciliana, una diversità che non viene mai alla luce. Se la Regione Lombardia ha meno dipendenti è dovuto anche al fatto che lavorano per conto dello Stato.
Dobbiamo, infine, pur ricordarci che in un’area che offre una modesta offerta di posti di lavoro, la pubblica amministrazione viene appesantita dalla pressione sociale. Che sia clientelizzata, come nel caso della nascita del precariato, è un dato inoppugnabile. Ma a questo punto che cosa deve fare la Regione siciliana, il Parlamento regionale, l’autorità pubblica? L’alternativa alla stabilizzazione quale sarebbe? Mandare tutti a casa?
Le responsabilità ci sono, naturalmente, e riguardano l’ingresso nel mondo del lavoro di migliaia di giovani. Negli anni Settanta ed Ottanta fur compiuto uno scempio a danno di una intera generazione. Prevalse l’appartenenza politica, prevalsero le clientele, prevalse il cinismo più spietato, una intollerabile ipocrisia. Il reclutamento dei giovani si svolse in un regime di inaccettabile “privilegio” che avrebbe punito tanti giovani meritevoli, cui è stato impedito di concorrere per ottenere un posto di lavoro. Molti ragazzi in gamba sono rimasti fuori dal mercato di lavoro, alcuni hanno lasciato la Sicilia, altri hanno vissuto una vita grama. Ma anche l’esercito dei privilegiati ha subito svantaggi: redditi a livelli di sussistenza, futuro incerto, dequalificazione professionale. Insomma, si è distrutta una intera generazione di giovani siciliani.
Ora tutto questo non conta più niente e la stabilizzazione degli “ex” giovani viene presentata come una intollerabile nuova prova di irresponsabilità
Oltre che ingiusto, strumentale, è anche stupido.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/137775/precari-buttare-mare-stabilizzarli-danno-cosa-bisogna-fare-lipocrisia-cinismo-dellinformazione.htm
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