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03/09/2013 - Tra il dire e il fare…tutti restano precari
150.000 lavoratrici e lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni aspettavano con ansia che fra il dire del Ministro D’Alia e il fare del Governo Letta vi fossero quelle soluzioni per le quali da anni si mobilitano, quelle che rivendicano da sempre.
Una interminabile attesa, la loro: anni, a volte più di dieci, passati a lavorare quotidianamente negli asili nido dei nostri figli, nei pronto soccorso dei nostri ospedali, negli uffici immigrazione, negli sportelli per l’impiego ed in altri tantissimi luoghi del sistema pubblico nazionale; anni passati, insomma, ad assicurare diritti di cittadinanza nella speranza di un atto risolutivo che stabilizzasse il loro rapporto di lavoro, che non li costringesse periodicamente a quella sorta di roulette russa della.proroga temporanea del loro contratto.
Se, come si afferma in sociologia, è proprio l’aspettativa a determinare l’esistenza di un gruppo, quell’aggregazione sociale composta da 150.000 famiglie “precarie”, ha visto stabilizzare, con l’intervento del Governo, solo …la loro aspettativa.
Quanta distanza fra le dichiarazioni del Ministro D’Alia, che preannunciava provvedimenti risolutivi, quelle del Presidente Letta, che illustrava in conferenza stampa salvifiche misure, e il testo del decreto 101/2013!
Quello del 31 Agosto u.s. è un provvedimento monco, per nulla risolutivo per la quasi totalità del precariato pubblico e contiene una serie di adempimenti e procedure che, nella migliore delle ipotesi (qualora cioè, siano portate tutte a compimento), aprirebbero ad una serie interminabile di possibili contenziosi che ne minerebbero profondamente le pur piccolissime velleità di incidere sul fenomeno.
Un dato non esaustivo, ma sicuramente esemplificativo dell’enorme scarto fra le aspettative colpevolmente ingenerate e il decreto, è rappresentato dalla vicenda delle lavoratrici e dei lavoratori precari degli uffici immigrazione del Ministero degli Interni (coloro cioè, che in via esclusiva, mantengono aperti gli sportelli per i cittadini extracomunitari): delle circa 700 unità di personale precario oggi operanti in quegli uffici, il decreto, non prima di una serie interminabile di verifiche ed adempimenti, porterà, non domani ma fra qualche anno, alla stabilizzazione di poche decine di precarie e precari (meno di cinquanta, per l’esattezza).
E se consideriamo che per le decine di migliaia di precarie e precari del servizio sanitario nazionale e del sistema delle autonomie, alle forti limitazioni del decreto si aggiungeranno anche quelle che derivano da bilanci comunali in rosso, dai piani di rientro sanitari, dai deficit e dai patti di stabilità violati, il tasso di soluzione complessiva di questa manovra rischia di essere, in termini percentuali, ancora più misero.
Quel provvedimento, quindi, va cambiato radicalmente, a cominciare proprio dalle prospettive residuali che, nonostante le dichiarazioni del Ministro D’Alia e del Presidente Letta, prefigura per i precari delle PP.AA.
Il Parlamento deve riscrivere il Decreto pressoché daccapo, provando a ribaltare la gerarchia delle considerazioni e delle valutazioni di opportunità: i servizi che oggi sono assicurati da quelle lavoratrici e da quei lavoratori possono essere cancellati, chiusi? Si può rinunciare a quel grande patrimonio di esperienza professionale senza mettere a rischio prestazioni sociali e garanzia dei diritti dei cittadini? Si può continuare a far finta che non esistano 150.000 famiglie che vivono di quel lavoro precario e che chiedono certezze, futuro, per loro e per i loro figli?
E’ partendo da questa gerarchia di valori che chiederemo al Parlamento di emendare radicalmente il provvedimento del Governo, auspicando che sia il Ministro D’Alia sia il Presidente Letta sentano il dovere di ridurre lo scarto che hanno ingenerato fra le aspettative alimentate e le soluzioni offerte.
Siamo consapevoli che c’è bisogno di accompagnare questa fase con un percorso di iniziative dalle caratteristiche chiare, inequivoche: o quel che matura nella discussione parlamentare prende da subito la direzione giusta o la risposta unitaria non si farà certamente attendere.
Rossana Dettori Segretaria Generale Fp Cgil
http://senza-pubblico-sei-solo.com.unita.it/economia/2013/09/02/tra-il-dire-e-il-fare-tutti-restano-precari/
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