|
New
|
|
|
03/02/2014 - Il Mattino : «Bomba Lsu», si ripete il rito dei fondi a raffica
Quanti sono? Bella domanda. Nessuno è in
grado di fornire un numero preciso, ma
secondo le stime più attendibili i lavoratori
socialmente utili in Italia sono circa 100mila,
dei quali i tre quarti sono impiegati nelle
regioni meridionali e centrali.
E così ogni anno, e il 2014 non fa eccezione, si
ripete il rito della «bomba Lsu» che rischia di
scoppiare sul tavolo del governo e del Paese.
Bisogna rifinanziare il rubinetto della spesa
pubblica che tiene a galla l' oceano, in questo
caso un mare tipicamente italiano, del
precariato di massa. I soldi da Roma appaiono
e scompaiono, come le proteste di piazza, i
cortei a rischio violenza, i sindaci e gli
amministratori locali che urlano perché
assediati dai manifestanti e preoccupati per gli
ennesimi tagli ad alcuni servizi affidati proprio
ai lavoratori socialmente utili.
Il governo Letta non ha fatto eccezione e come
tutti gli esecutivi che lo hanno preceduto ha
consumato anche lui il suo rito della «bomba
dei lavoratori socialmente utili» con particolare
disordine, quasi come è accaduto con la
vicenda ingarbugliatissima dell l' Imu, la tassa
sugli immobili: in un primo momento si
prevedeva un conto di 110 milioni di euro,
soldi in buona parte concentrati in Calabria,
poi dopo le proteste dalla Sicilia, dalla
Campania, e di tanti piccoli comuni del Nord, i cordoni della borsa si sono allargati. Risultato: la legge di
stabilità, quella che un tempo si chiamava finanziaria, mette nel conto anche 100 milioni per assumere
gli Lsu a Napoli e Palermo e una serie di mance per la stabilizzazione di questa particolare tipologia di
precari nei comuni con meno di 50mila abitanti. Pratica temporaneamente archiviata, almeno fino al 31
dicembre 2014, quando, è certo che accadrà, il carosello Lsu riprenderà.
Ma chi sono veramente i lavoratori socialmente utili? E perché ci trasciniamo da esattamente vent' anni
questo problema senza mai riuscire a risolverlo, ma anzi gonfiandolo, anche attraverso le peggiori
pratiche clientelari, in modo sempre più preoccupante? I lavoratori socialmente utili sono spesso inutili,
ma in altri casi sono utilissimi e perfino indispensabili. In questa categoria del precariato di massa, che
ormai potrebbe riempire un' enciclopedia con le varie tipologie di attività svolte dagli lsu, rientrano infatti
uomini e donne che svolgono una vasta gamma di attività.
Si va infatti dai giardinieri al personale delle biblioteche, dall' addetto alle pulizie nelle scuole all' usciere
di un ufficio pubblico, dall' ex netturbino allo spalatore di neve, dal lavoratore che dovrebbe pulire un
bosco a quello che stacca i biglietti all' ingresso di un museo.
Gli Lsu finti sono noti alle cronache: il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, deve ancora fare ordine tra
quanti nel suo comune risultano addetti alle pulizia dei giardini. E ha più o meno lo stesso problema con
il quale fece i conti, circa vent' anni fa durante il suo primo mandato di sindaco di Palermo, quando
scoprì che su 7mila giardinieri la metà non venivano utilizzati. E' anche vero, però, che Franco Ritacca,
un lavoratore socialmente utile addetto al decoro urbano nel comune di Cerisano, un piccolo centro in
provincia di Cosenza, lo scorso 23 novembre è morto sul lavoro mentre sistemava l' albero di Natale
comunale.
I nostri musei sono letteralmente imbottiti di Lsu, e in tanti sono finiti pure per atterrare diritti al centro di
indagini della magistratura per casi di assenteismo di massa, ma senza il lavoro di quella parte di
precari che non rubano lo stipendio, diversi musei dovrebbero chiudere. Come le scuole, dove i
lavoratori socialmente utili addetti alle pulizie sono ormai un esercito di 14mila persone.
La genesi legislativa e le continue proroghe dei finanziamenti agli lsu, cioè la risposta alla seconda
domanda, rappresentano invece un tipico caso dell' Italia dei rattoppi, delle furbizie, dell' impotenza
politica mista a bieco clientelismo di partiti e capipopolo, sindacalisti e professionisti dei movimenti del
precariato made in Italy.
Ma facciamo un passo indietro nel tempo. I lavoratori socialmente utili, infatti, risalgono a una legge del
luglio del 1993 firmata dall' allora ministro Tiziano Treu e intitolata in modo pomposo e criptico
Protocollo sulla politica dei redditi e dell' occupazione e sulle politiche del lavoro a sostegno del sistema
produttivo. Sostegno?
Lavoro? Si trattava semplicemente di assorbire, in modo temporaneo, una parte dei lavoratori espulsi
dalle aziende medio e grandi, ricollocandoli in lavori di ?utilità sociale? a vario livello. E invece il
temporaneo è diventato definitivo, con una serie di leggi successive, quasi una ogni anno, che non
hanno mai prosciugato l' oceano del precariato, ma anzi lo hanno allargato. Per non parlare di una
pioggia di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, e di decreti legislativi e di circolari ministeriali che
hanno di volta in volta provato a dare una stabilità giuridica a una figura, il lavoratore socialmente utile,
che per sua natura doveva essere solo ricollocato temporaneamente.
Insomma: il caos. E il fuoco, il micidiale incendio, di 100mila persone che ogni anno devono rinegoziare,
spesso con la forza della protesta più dissennata, il loro stipendio a rischio. Senza avere, ormai da circa
vent' anni, né un posto dignitoso, né una retribuzione certa, né una collocazione sicuramente utile per il
sistema Italia.
an.ga
Fonte :Il Mattino
|
|
|
|
|
|
|
Motore di Ricerca
Newsletter
|
|