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08/04/2009 - Coinvolgere i precari in attività autonome

In Italia vi sono 4 milioni di piccoli e medi imprenditori, in Sicilia solo 100 mila. Questo basso numero è la conseguenza di una mentalità vecchia e superata secondo la quale tutti cercano uno stipendio fisso, non hanno l’entusiasmo e la voglia di mettersi in discussione e di rischiare in proprio con un’attività imprenditoriale. Le gravissime colpe del ceto politico, che ha scambiato il voto col favore, ha abituato tanta gente ad aspettare. Ma Godot non arriva mai, e la gente gabellata è rimasta delusa. Se i responsabili delle Istituzioni regionali, in questi decenni, avessero detto in maniera forte e chiara che non c’era spazio nelle Pubbliche amministrazioni regionale e locali, ma che bisognava orientarsi verso il mercato con opportune forme di incentivazioni, forse oggi avremmo 200 mila imprenditori con l’azzeramento della massa di precari, che ha solo la capacità di protestare ma non si attiva per cercare collocazione economica positiva. In Sicilia, c’è tanto da fare. L’attività agricola con la coltivazione di prodotti innovativi, richiesti dal mercato internazionale, e di prodotti adatti ai bio-carburanti. L’attività turistica che dovrebbe puntare non solo sulle bellezze paesaggistiche delle coste, seppur deturpate da un’insana cementificazione, ma anche degli oltre 800 borghi delle zone interne che, se ristrutturati e vivificati con eventi in rete, potrebbero attirare moltissimi turisti. I quali sarebbero desiderosi di potere fruire dell’immensa quantità di beni archeologici e culturali messi a disposizione, soprattutto di sera e nei giorni festivi. Naturalmente, tutto questo patrimonio, situato in una vetrina telematica, sarebbe accessibile dal mondo intero. Viene poi l’attività dei servizi avanzati, cioè quelli ad alto valore aggiunto che possono essere installati in qualsiasi parte della Sicilia e hanno come mercato il mondo. Ma anche la copertura wireless di tutta la regione come stanno facendo già autonomamente alcuni comuni, quali Belpasso e Ragusa. L’attività commerciale sta già sviluppandosi senza bisogno di puntelli, anzi c’è già chi protesta per l’eccessivo numero. Noi pensiamo invece che la Gdo sia una manna per i cittadini e non contraria ai punti piccoli di vendita, solo se questi si specializzino e offrano ai consumatori un servizio che i supermercati non possono o non vogliono dare. Stanno diffondendosi rapidamente, per esempio, i negozi tutto a 1 euro che qualunque precario intraprendente potrebbe aprire con un modesto capitale iniziale, per conseguire un reddito dignitoso. E la soddisfazione di non dipendere da nessun padrone. L’attività industriale è ormai matura e bisogna pensare, da qui a cinque anni, di diminuirne la presenza per quanto concerne gli impianti altamente inquinanti quali sono le raffinerie di greggio e le centrali elettriche a olio combustibile. Ma anche la fabbrica Fiat di Termini Imerese è obsoleta e fuori mercato, con costi superiori di un terzo a quelli della consorella fabbrica di Melfi, in Basilicata. Le industrie metalmeccaniche di prodotti maturi devono essere trasformate, nel tempo, in industrie per la costruzione di infrastrutture di cui la Sicilia ha bisogno. Per esempio, materiali rotabili e treni che gruppi internazionali potrebbero costruire qui, dal momento che per i prossimi 10 anni la Sicilia dovrebbe diventare il primo cantiere d’Italia della Rfi. Il fattore lavoro, com’è noto, rientra in un sistema economico equilibrato che deve ottenere il massimo risultato, senza di che diventa un peso per la società. Tutti hanno diritto di lavorare, ma contemporaneamente hanno il dovere di formarsi per acquisire le competenze necessarie da mettere a disposizione del mercato. Bisogna ricordarsi che ai diritti corrispondo i doveri, anzi questi vengono avanti ai primi. Tutti i siciliani che continuano ad aspettare le promesse dei cattivi politici non hanno dignità, quella dignità umana che obbliga ognuno di noi a ricordarsi il detto: “Aiutati che Dio ti aiuta”.


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