La Sicilia resta una fabbrica di precari. La politica e l'amministrazione sono ormai ostaggio permanente di questi avventizi alla perenne ricerca di una stabilizzazione. Ieri l'ultimo episodio. Nella finanziaria, mentre Palazzo dei Normanni era sotto assedio, è spuntata in sostanza la sistemazione di 4.500 persone. Un colpo a sorpresa che smentisce una decisione precedente di segno esattamente opposto. Ieri, mentre i precari tumultuavano in piazza, è stata inserita nella manovra finanziaria una norma che sostanzialmente abbatte il muro precedente: una pianta organica della Regione che comprende nei numeri anche il personale da sistemare. Con questa operazione tutti gli ostacoli precedenti verrebbero superati e basterebbe un atto amministrativo per mettere tutte le cose a posto. Un trucco. Una furberia. Una scorciatoia per realizzare un disegno sconveniente. Ovviamente a danno dell'efficienza e dalla produttività della macchina amministrativa. Infatti non si stabilisce il numero di posti di lavoro in base alle esigenze reali dell’amministrazione, ma si fa al contrario: prima vengono i numeri, poi si vedrà. Si dovrà vedere pure con quali risorse finanziare i nuovi costi: ma tutto fa brodo. Quale competenza hanno le persone che verranno messe in organico? Interessa meno. L'unica cosa che conta è lo stipendio. Purtroppo le peggiori abitudini non vengono mai abbandonate. Passano da un governo ad un altro, da una maggioranza alla successiva. La tentazione resta intatta. Acquistare consenso a spese delle casse pubbliche. Incuranti di tutte le promesse di un rinnovato rigore. Senza occuparsi minimamente di quello che accadrà dopo. Delle illusioni che fioriscono fra questi giovani disoccupati che da anni si accontentano di una piccola mancia in attesa del lieto fine. Ovvero la stabilizzazione ottenuta dopo aver «incendiato» per un po' le piazze. Per carità niente da dire. Questi lavoratori fanno quello che possono per raggiungere l'obiettivo. È la classe politica che ha acceso la miccia di questo incendio. Non sa come spegnerla e neppure ci prova.
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